Alti, bassi, a spillo, quadrati, a rocchetto…
tante scelte per un accessorio che ci accompagna da più di 4000 anni e che fa letteralmente girare la testa a tutto il mondo: i tacchi.
Sebbene la cosa possa risultare un po’ scioccante, i primi fruitori dei tacchi furono gli uomini, con un utilizzo ben lontano dall’accessorio alla moda!
Quando sono nati i tacchi?
Quali le loro origini?
Alcuni narrano che i primi prototipi di tacco comparvero addirittura nell’antico Egitto, indossati dai macellai per non sporcarsi le vesti con il sangue o ancora, utilizzati durante le cerimonie religiose per sentirsi più alti e quindi più vicini agli Dei.
Diverse fonti dicono che i tacchi nacquero in Persia intorno al II secolo DC con lo scopo di aiutare i soldati a rimanere ancorati alle staffe dei cavalli, per permettere loro di lanciare con l’arco anche durante la corsa, o per allontanare i piedi dalle sabbie roventi.
Dopo la comparsa in Persia i tacchi iniziarono a diffondersi in Turchia, in Ungheria e poi nel resto d’Europa.
Durante il medioevo vennero utilizzati dall’aristocrazia per preservare l’orlo delle vesti dallo sporco del pavimento.
Se fino a quel momento ebbero solo scopi strettamente funzionali*, intorno al XV secolo, iniziarono la trasformazione, da oggetto utile, a vezzo di vanità, tanto per gli uomini quanto per le donne.
E qui, storia e leggende, si dividono di nuovo:
da una parte la Francia, con Luigi XVI**ed i suoi tacchi rossi***, simbolo di nobiltà e di appartenenza ad una classe sociale elevata…
si narra che il re emanò una legge ad hoc per far sì che solo la sua corte potesse indossare tacchi di quel colore…
dall’altra l’Italia, dove, secondo la storia, Caterina de’ Medici chiese ai suoi servitori di creare delle scarpe che la facessero sembrare più alta, affinché non sfigurasse il giorno delle sue nozze al fianco dell’imponente futuro sposo, il duca d’Orléan.
Dopo la Rivoluzione Francese i tacchi subirono un periodo molto buio.
Essendo stati per molto tempo simbolo di disuguaglianza tra le classi sociali, Napoleone ne vietò l’utilizzo.
In America le donne che li indossavano vennero addirittura considerate “streghe”.
Solo in età vittoriana, i tacchi, ritornarono in auge forti anche dell’avvento della rivoluzione industriale che contribuì a renderli più delicati, più belli e, per quanto possibile, più comodi.
A consacrare il tacco come simbolo della sensualità e dell’erotismo, secondo la curatrice del Bata Shoes Museum, Elizabeth Semmelhack, furono i fotografi che intuirono la bellezza nel far indossare i tacchi alle donne nude, per delle cartoline Osè tipiche dell’epoca.
E la moda?
Quando e come i tacchi entrarono ufficialmente nell’immaginario collettivo come accessorio desiderato, o meglio, bramato da tutte le donne del mondo?
La prima vetrina importante fu il cinema americano quando negli anni ’30 lo stilista Ferragamo iniziò a vestire i piedi delle più celebri dive di Hollywood arrivando poi alla fine dello stesso decennio ad inventare e brevettare la zeppa in sughero.
Parlando di tacchi e stile impossibile non citare anche lui: Christian Dior, inventore del New Look e del tacco a spillo.
Linee eleganti, morbide e femminili quelle scelte da Dior che, per la prima volta inserì all’interno delle sue collezioni gli accessori, utilizzando il tacco a spillo per slanciare ulteriormente la figura femminile.
Ed oggi?
In un’epoca in cui moda e stile variano velocemente, assecondare le richieste delle grandi firme è per GI.VI.plast una priorità e una sfida che ci porta alla continua ricerca di soluzioni innovative al fianco dei nostri clienti nella realizzazione del tacco, questo iconico componente che ha accompagnato ed accompagnerà le donne di ieri di oggi e di domani.
*Curiosità 1: in Cina pare che gli uomini facessero indossare i tacchi alle geishe per impedire loro di scappare.
**Curiosità 2: pare che lo stilista Louboutin si sia ispirato a lui per le sue iconiche décolleté dalla suola rossa.
***Curiosità 3: I tacchi rossi di luigi XVI sono stati quasi sicuramente creati dall’eclettico e geniale Leonardo da Vinci.