“Metti i tacchi alti e ti trasformi”
Manolo Blanik
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in tutta Europa iniziò una delle più importanti opere di ricostruzione mai vissute.
Ogni settore ne fu interessato, compreso quello della moda.
I primi segnali di ripresa e cambiamento partirono dal suo centro nevralgico, Parigi, dove Christian Dior, nel suo nuovo atelier, ridisegnò completamente la figura della donna, donandole un’immagine più slanciata, femminile e aggraziata.
Gonne larghe a corolla, vitino da vespa, gambe affusolate e una grande novità: per la prima volta un atelier inseriva nelle sue collezioni anche accessori e scarpe, ma con un requisito fondamentale, dovevano avere il tacco più alto possibile per slanciare al meglio la figura!
Ovviamente, questo, creò non poche difficoltà…
il tacco di legno infatti, unico materiale con cui venivano realizzati all’epoca, aveva un grave difetto: più si alzava e si assottigliava, più tendeva a spezzarsi ed a causare piccoli incidenti a chi li indossava.
Furono i calzaturieri di Vigevano a risolvere il problema, inserendo alla fine del tacco una piccolissima base in alluminio che lo rese più stabile e resistente e permise agli stilisti di sfiorare anche i 12 cm. Era il 1953, data in cui viene celebrata la nascita del tacco a spillo per come lo conosciamo oggi noi.
Da quel momento tutte le più grandi case di moda si dedicarono alla realizzazione di questi modelli richiestissimi e brand come Salvatore Ferragamo iniziò a vestire i piedi delle più famose dive di Hollywood, letteralmente impazzite per i tacchi a spillo, facendolo diventare famoso e desiderato da tutte le donne del mondo.
Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 le correnti di rivoluzione e femminismo, che rifiutavano l’ostentazione della bellezza come arma di seduzione e la moda della minigonna, che poco si sposava con il tacco alto (preferendo ad esso lo stivale), furono solo alcune della cause che portarono ad una flessione delle vendite di questo iconico accessorio, gettandolo per un po’ nel dimenticatoio.
Negli anni ’80, terminata questa fase di rifiuto e ribellione e con una ritrovata voglia di sorprendere e ammaliare, a volte in maniera ancora più estrema (superando i 12 cm), gli stilisti riportarono in auge la moda del tacco sottile, una moda destinata a perdurare nel tempo e ad entrare nel cuore di donne e uomini diventando un vero e proprio simbolo di femminilità, seduzione e potere.
Noi di GI.VI.plast ci impegniamo, da anni, nella ricerca di materiali sempre più performanti e nella creazioni di modelli sempre unici e all’avanguardia.